mercoledì 23 maggio 2007

Funghi ghiotti di radiazioni

Un gruppo di ricercatori dell' Albert Einstein College of Medicine della Yeshiva University diretto da Arturo Casadevall ha scoperto che alcuni funghi sono in grado di sfruttare come fonte energetica per il proprio metabolismo qualcosa che per le altre specie viventi è solo dannoso: le radiazioni ionizzanti.
"Proprio come il pigmento clorofilla è in grado di convertire la luce solare nell'energia chimica che consente alle piante di vivere e svilupparsi, la nostra ricerca suggerisce che la melanina possa utilizzare un'altra frazione dello spettro elettromagnetico, la radiazione ionizzante, a beneficio del fungo", dice Ekaterina Dadachova, co-firmataria dell'articolo su
PLoS ONE in cui si dà conto della scoperta.
La ricerca era iniziata cinque anni fa, quando Casadevall venne a sapere che i robot mandati a controllare lo stato della zona a più alta radioattività attorno al reattore di Chernobyl erano tornati con campioni di funghi neri, ricchi di melanina, che erano cresciuti sulle pareti esterne del reattore stesso. Casadevall ipotizzò che questi funghi potessero sfruttare le radiazioni come fonti energetiche e per testare l'idea decise di coltivare alcune specie di funghi contenenti melanina in condizioni di irraggiamento con radiazioni ionizzanti, con un'intensità pari a 500 volte il fondo naturale. In effetti, è risultato che sia gli esemplari di Wangiella dermatitidis, che producono naturalmente melanina, sia quelli di Crytococcus neoformans, che può essere artificialmente indotto a produrla, in quelle condizioni sperimentali crescevano più rigogliosamente e velocemente delle controparti lasciate in condizioni normali.
Successive misurazioni fisico-chimiche condotte sulla melanina hanno mostrato che effettivamente tale sostanza è in grado di catturare le radiazioni, e di convertirle in un differente tipo di energia, che può essere sfruttata ai fini della catena alimentare.
Secondo i ricercatori, questi funghi potrebbero anche essere utilizzati per rifornire di materia organica e alimentare le missioni spaziali di lunga durata, potendo essere coltivati con efficienza in ambienti esposti alle radiazioni cosmiche.
Fonte: Le Scienze 23-05-07

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