giovedì 19 luglio 2007

Geckel... che colla!

Nel loro piccolo la cozza ed il geco sono considerati due campioni. Sono entrambi capaci di produrre adesivi naturali dalle proprietà eccezionali.
Queste stesse proprietà sono state riprodotte artificialmente grazie a una ricerca della Nortwestern University. Il nuovo materiale battezzato "geckel" sembra riuscire a coniugare i differenti aspetti degli adesivi prodotti dai due animali: quello di essere una colla reversibile - il che consente al geco di camminare su una parete verticale o di restare temporaneamente attaccato a essa - e quella di resistere all’acqua, come nel caso dei mitili.
Partendo dallo studio delle proprietà di un amminoacido, chiamato 3,4-L-diidrossifenilalanina (DOPA) e contenuto in alte concentrazioni nelle proteine prodotte dalle cozze, i ricercatori sono riusciti a realizzare polimeri che imitino le proprietà dell’adesivo. Il passo successivo è stato quello di imitare la struttura anatomica delle zampe del geco: la nanofabbricazione di strutture a schiera in silicone che possiedono una flessibilità sufficiente per adattarsi a superfici scabre. Rivestendo le strutture con il polimero precedentemente creato, gli scienziati sono cosi riusciti ad ottenere un sottile strato di polimero sintetico con capacità adesive eccezionali.
Secondo quanto si legge sulla rivista “Nature”, che dedica al geckel la copertina di questa settimana, si tratterebbe di un risultato che potrebbe aprire le porte a notevoli applicazioni in campo biomedico, militare, industriale, e forse anche ai prodotti di largo consumo.
Gli autori prospettano anche una possibile applicazione in chirurgia. La sostituzione dei punti di sutura o la realizzazione di cerotti a rilascio di farmaco di nuova generazione, in grado di resistere all’acqua ma facili da rimuovere una volta completato il processo di guarigione.
Il risultato viene considerato di grande importanza soprattutto perché è riuscito dove molti altre ricerche hanno fallito, ovvero nel riprodurre le caratteristiche adesive anche dopo molti cicli di contatto con una superficie.
Fonte: Le Scienze 19-07-07

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