giovedì 15 marzo 2007

Via al Festival della Matematica

C'è un pubblico per la matematica. E sembra avere i numeri per meritarsi una rassegna tutta sua. Provare per credere, dal 15 al 18 marzo l'Auditorium parco della musica di Roma ospita il Festival della matematica, la prima manifestazione europea interamente dedicata all'arte dei numeri.
Perché un festival della matematica
"Perché no?". Così risponde Piergiorgio Odifreddi, docente di logica all'Università di Torino e direttore scientifico della manifestazione, a chi chiede ragione del Festival. L'idea, però, non è venuta a un matematico, bensì al sindaco di Roma Walter Veltroni. Un'idea azzeccata, considerato il l'interesse suscitato dall'iniziativa, le innumerevoli richieste di anticipazioni e di interviste da parte dei giornali, i contatti ricevuti, superiori a quelli per il Festival delle scienze. "Organizzare un evento incentrato unicamente sulla matematica comporta dei rischi", ammette Odifreddi. "Rispetto a una kermesse scientifica a carattere generale, la possibilità di spaziare tra i contenuti è relativamente limitata e c'è il pericolo di attirare l'attenzione solo di un pubblico di settore." Ciò nonostante, a quanto pare la matematica va di moda e nel campo dell'editoria, vende più di qualsiasi altra disciplina scientifica, a pari merito con la fisica. Si consideri, inoltre, che la pluricollaudata formula del festival riscuote grande successo di pubblico, e il mix per il successo è fatto.
Un nome (simmetrico), un programma
Gli organizzatori hanno cercato di ampliare gli argomenti, di fondere i linguaggi di diverse discipline, pur lasciando alla matematica il ruolo di protagonista. Il titolo simmetrico di questa prima edizione, "La bellezza dei numeri e i numeri della bellezza", allude alla doppia anima della manifestazione: parlare di matematica pura e allo stesso tempo mostrare il lato artistico della scienza dei numeri. "Nel nome è anche racchiuso uno dei messaggi che il festival vuole lanciare", spiegano gli organizzatori. "La matematica è fatta di domande più che di risposte, di forme oltre che di contenuti. È una scienza molto più vicina al bello che non al vero, una sfida alla ragione più che una caccia alla soluzione. La sua bellezza è simile a quella della fatica e il risultato - sebbene sia il fine della ricerca - non ne è quasi mai il motore."
Appuntamenti d'autore
Il festival è organizzato in lezioni magistrali, conferenze, letture di racconti matematici (da Italo Calvino a Raymond Quenau), ma anche mostre con exhibit hands-on, giochi e concerti.
Tra gli ospiti sfilano i nomi dei più grandi matematici contemporanei, da Andrew Wiles, il dimostratore dell'Ultimo teorema di Fermat, a Michael Atiyah e Alain Connes, medaglie Fields rispettivamente nel 1966 e nel 1982, a Benoit Mandelbrot, lo scopritore dei frattali, per citarne alcuni: matematici che hanno meritato grandi riconoscimenti nel loro campo, ma che raramente hanno partecipato a iniziateve di tipo divulgativo.
Ma ci saranno anche i matematici che si occupano di divulgazione, tra cui Douglas Hofstadter, autore del libro Gödel, Escher e Bach (Adelphi, 1979), premiato con il Premio Pulitzer nel 1980, e John Barrow, cosmologo e Premio Templeton 2006 per le sue opere sulle relazioni tra scienza e religione. Ospite d'eccezione il campione di scacchi Boris Spassky, protagonista di in un incontro con Zhores Alferov, Nobel per la fisica nel 2000, e di uno scontro alla scacchiera con quindici matematici.
Per gli eventi serali, nel programma compaiono nomi che non ci si aspetta di trovare in un contesto matematico, ma che in realtà hanno un forte legame con questa scienza. Per esempio, il premio Nobel per la letteratura Dario Fo che propone una lezione teatrale sulla prospettiva; l'ingegnere Stefano Belisari (in arte Elio, il cantante del gruppo "Elio e le storie tese"), Serena Dandini, il regista Mario Martone e il premio Oscar Nicola Pievani.
Il festival si chiude con l'intervista a John Nash, matematico noto per le sue scoperte sulla teoria dei giochi, premio Nobel per l'economia nel 1994 e reso celebre dalla biografia di Silvia Nasar, cui ha fatto seguito il film A beatiful mind di Ron Howard nel 2001. Il Nobel non ha voluto tenere una lezione magistrale perché convinto di non avere nulla da dire.
Fonte: Jekyll 12-03-07

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