venerdì 2 febbraio 2007

Quando gli UV "bruciano" il DNA

Si sa che una prolungata esposizione al sole senza protezione fa male, che i raggi ultravioletti (UV) danneggiano il nostro Dna provocando tumori della pelle, ma come avvengono questi danni? Ce lo rivela uno studio, nato dalla collaborazione tra l’Università dell’Ohio e l’Università di Monaco, pubblicato oggi su Science. Utilizzando la tecnica dell’assorbimento transiente, per la prima volta è stato possibile “fotografare” l’evento di danno al Dna e misurarne la velocità.
I ricercatori hanno scoperto che l’entità del danno dipende dalla conformazione assunta dal Dna nel momento in cui viene colpito da UV, e che la reazione avviene alla sorprendente velocità di un picosecondo, il milionesimo di un milionesimo di secondo. La luce UV eccita una molecola di Dna fornendole energia. Solitamente questa energia decade senza conseguenze, ma può capitare che inneschi una reazione chimica che altera la struttura del Dna. In questo caso si ha la formazione di legami tra due timine che si trovano ravvicinate al momento della reazione. All’interno di una cellula, le molecole di Dna sono in continuo movimento, ruotano e si piegano. E’ sulla base di questa flessibilità che gli UV possono colpire timine favorevolmente allineate.
L’accumulo di danni al Dna può causare effetti più o meno gravi nel nostro organismo. Si può avere un semplice evento di morte cellulare, da cui deriva la spiacevole sensazione della scottature da sole o, peggio, l’insorgenza di mutazioni del Dna che sfociano in tumori della pelle. “Questi risultati forniscono nuovi elementi che permetteranno di affrontare l’argomento sotto una nuova luce, puntando l’attenzione sulle conformazioni tridimensionali del Dna”, ha affermato Bern Kohler, professore all’Università dell’Ohio e autore dello studio.

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