venerdì 23 febbraio 2007

La chiave è nei fotoni

La crittografia quantistica è l'ultima frontiera della messa a punto di codici di crittazione per creare canali di comunicazione ad alta sicurezza. Ma, a quanto pare, non è infallibile. Alcuni ricercatori del gruppo Quantum Research di Toshiba Europe hanno infatti trovato un difetto del sistema, al quale hanno poi trovato il rimedio.
Nella crittografia che utilizza le leggi della meccanica quantistica, le chiavi di decodificazione sono trasmesse da singoli fotoni di luce. Questa tecnologia è oggi molto diffusa nelle comunicazioni finanziarie o governative di alta segretezza. La sua sicurezza si basa sul fatto che l’intercettazione dei dati provoca una variazione del numero di fotoni trasmessi, alterando il messaggio. I ricercatori della Toshiba Europe hanno tuttavia scoperto che il laser a diodi, che viene utilizzato per generare i fotoni, può erroneamente emettere due fotoni alla volta. Un eventuale intercettatore potrebbe in tal caso “catturare” il secondo fotone e riuscire a decodificare gradualmente i dati senza essere individuato.
Oltre alla falla, gli scienziati hanno ora trovato anche una soluzione: inserire casualmente dei singoli “fotoni esca” tra quelli del segnale. È cosi possibile determinare un’intrusione monitorando quanti “fotoni esca” arrivano a destinazione.
Questo metodo permette inoltre di trasmettere i dati in maniera molto più rapida. “Ora possiamo distribuire molte più chiavi segrete al secondo, e garantirne una totale sicurezza”, ha affermato Andrew Shields, capo del gruppo di ricerca.

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