giovedì 8 febbraio 2007

Nuove regole per le staminali

No alla clonazione riproduttiva umana. Al bando gli esperimenti privi di un convincente razionale scientifico o che sollevano forti perplessità etiche. Semaforo arancione alla creazione di chimere animali, ammessa solo previa autorizzazione. E la necessità di un organo supervisore, che affianchi il tradizionale processo di peer-review.
Sono alcuni dei principi sanciti dalle nuove linee guida della International Society for Stem Cell Research (Isscr), presentate questa settimana alla comunità scientifica attraverso le pagine di Science. Un decalogo che traccia il solco al di là del quale la ricerca sulle cellule staminali embrionali umane non può andare, il confine etico di un campo minato in cui si giocherà il futuro della medicina rigenerativa.
Le linee guida sono state definite da una task force di scienziati - tra i quali figura anche Ian Wilmut dell'Università di Edinburgo che nel 1997 creò Dolly, la prima pecora clonata - bioeticisti ed esperti legali di 14 paesi diversi. Così la scienza detta a se stessa le regole da seguire, in Giappone come negli Stati Uniti, in Europa come in Cina, per la derivazione e l'utilizzo delle linee staminali pluripotenti provenienti da embrioni umani. Con l'obiettivo di superare barriere di tipo culturale, politico, religioso e sociale, incoraggiare la collaborazione internazionale e non perdere la fiducia pubblica. Il punto di partenza è che il processo di peer-review tradizionale non basta. Quando si maneggiano staminali embrionali serve un organo supervisore specializzato, in grado di giudicare non solo i meriti scientifici di uno studio, ma anche l'osservanza del codice etico. Si eviteranno così episodi come quello che ha investito poco più di un anno fa la banca mondiale di cellule staminali su misura, la World Stem Cell Hub, aperta a Seul il 19 ottobre 2005, finita inizialmente al centro delle polemiche perché alcuni ovociti erano stati prelevati alle ricercatrici del centro. E in seguito completamente screditata a causa della clamorosa frode intentata dal ricercatore Woo Suk Hwang.
Ma in tutto il mondo la grande promessa è questa, ed già tecnicamente possibile: la clonazione terapeutica. Con il trasferimento nucleare (in cui il nucleo di una cellula somatica viene inserito in un ovocita precedentemente enucleato, e poi forzato verso la divisione embrionale) è possibile ottenere linee di staminali specifiche per ogni individuo. Significa avere a disposizione una fabbrica di staminali con lo stesso materiale genetico del donatore per curare malattie come diabete, Parkinson, sclerosi multipla, tumori, o eseguire trapianti senza rischio di rigetto. “Non c'è scienziato che pensi di utilizzare il metodo per la clonazione umana”, dice William Lensch, ricercatore al Children's Hospital di Boston. Ma a scanso di equivoci, le linee guida lo ribadiscono: la clonazione riproduttiva è vietata. È un principio già fuori discussione, dettato dieci anni fa dalla Dichiarazione universale sul genoma umano e sui diritti dell'uomo delle Nazioni Unite. È inoltre proibito coltivare in vitro gli embrioni umani per più di 14 giorni. Neppure è lecito l'incrocio di animali per ospitare gameti umani. Ed è obbligatorio richiedere il consenso esplicito del donatore per usare cellule e tessuti a fini scientifici.
Il punto più delicato, su cui la task forse non ha raggiunto una posizione ufficiale univoca, non riguarda la ricerca in sé, bensì il compenso economico per le donne che donano gli ovuli. Negli Stati Uniti in cambio di un ovocita si possono ricevere dai 2.500 ai 5.000 dollari. Una facile fonte di guadagno che potrebbe minare la natura volontaristica della donazione e spingere alcune donne, specie in difficoltà economica, a sottoporsi con leggerezza ai rischi della stimolazione ormonale e del prelievo chirurgico delle uova. Ma secondo altri sarebbe altrettanto scorretto chiedere a una donna di subire queste procedure senza percepire un soldo.
Le linee guida, valide all'interno della comunità scientifica, sono ovviamente soggette alla legislazione e alla regolamentazione delle singole nazioni. In Italia, per esempio, la manipolazione dell'embrione umano è vietata dalla legge 40, che impedisce anche la sperimentazione sulle cellule staminali embrionali. In realtà, chi vuole fare ricerca nel nostro paese sulle staminali embrionali non può generare nuove linee cellulari, ma può acquistarle all’estero. Se lo fa, non ha però accesso ai finanziamenti della commissione ministeriale sulle staminali. Tuttavia, come recentemente ribadito dal ministro della ricerca Fabio Mussi, potrà beneficiare dei finanziamenti europei stanziati dal Settimo programma quadro, a cui attingeranno anche Spagna, Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Svizzera, Olanda e Grecia.

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