martedì 13 febbraio 2007

Buon compleanno Mr Darwin!

Il 12 febbraio è il Darwin Day, il giorno dedicato a Charles Darwin. In Inghilterra si celebra da molti anni. Da noi invece solo dal 2004. Per la precisione da quando il governo Berlusconi tentò di abolire l´evoluzionismo dai libri di testo. La reazione sdegnata del mondo scientifico si sposò con un´idea che era già nell´aria e nacque la decisione di festeggiare il compleanno del naturalista che cambiò il nostro modo di vedere il mondo. Oggi l´Italia è al secondo posto, dopo l´Inghilterra, per numero di iniziative.
E per l'occasione (con 1 giorno di ritardo...) ho pensato di farvi leggere la recensione di Pietro Greco del libro "Creazione senza Dio" di Telmo Pievani, uscito recentemente per Einaudi. Pievani è docente di Filosofia della scienza all´Università di Milano Bicocca e uno degli animatori del Darwin Day. Il libro è un´analisi impietosa e ironica delle tesi dei sostenitori del cosiddetto Disegno Intelligente. La dottrina del Disegno Intelligente, o neocreazionismo, non nega la realtà dell´evoluzione, nega però che l´evoluzione proceda per mutazioni e selezione naturale come ci spiegò Darwin: la storia naturale sarebbe invece diretta da un disegno superiore. È ovvio pensare che il progettista sia Dio.
L'evoluzione non ha bisogno di Dio
di Pietro Greco
Ci sono almeno tre tesi di fondo in «Creazione senza Dio», il libro che Telmo Pievani ha da poco affidato ai tipi della Einaudi. La prima è che è in atto un attacco gratuito al darwinismo, ovvero all´unica teoria scientifica oggi in grado di spiegare i fatti dell´evoluzione biologica. La seconda tesi è che l´attacco a Darwin è la punta emergente di assalto più generale alla scienza stessa. La terza tesi di Telmo Pievani è che si tratta di attacchi molto pericolosi, da non sottovalutare.
Diciamo subito che la prima tesi è condivisa dalla totalità pressocché assoluta dei biologi e dei filosofi della biologia. La seconda è percepita solo da una parte della comunità scientifica. La terza è ancora presa sottogamba, persino all´interno della comunità scientifica. Ed è per questo che il nuovo libro del giovane filosofo della biologia in forze all´Università Bicocca di Milano è davvero prezioso.
Beninteso le argomentazioni che Pievani porta per sostenere la prima tesi sono molto lucide e ben documentate, da ogni punto di vista: biologico, storico e filosofico. Esistono i fatti dell´evoluzione. Tantissimi e convergenti. Che narrano come la vita sulla Terra vanti lunga data e come la sua lunga storia si sia srotolata all´insegna del continuo cambiamento.
L´unica teoria in grado di descrivere questi fatti è la teoria darwiniana. Che si fonda, sostanzialmente, su cinque constatazioni e tre deduzioni operate da Charles Darwin e rese di pubblico dominio nel libro «Origine delle Specie» pubblicato dal naturalista inglese nel 1859. La prima constatazione, matematica alla mano, è che tutte le specie viventi hanno una fertilità potenziale tale che se ogni individuo la potesse esprimere con successo la loro popolazione dovrebbe crescere in termini esponenziale. La seconda constatazione è che questo semplicemente non accade: le popolazioni di ciascuna specie, pur tra frequenti fluttuazioni, sono sostanzialmente stabili nel tempo. La terza constatazione è che le risorse naturali a disposizione degli organismi viventi sono limitate. In un ambiente stabile le risorse restano stabili.
È chiaro allora ? ecco la prima deduzione di Darwin ? che c´è una lotta tra gli organismi per accaparrarsi le risorse. Solo alcuni in questa lotta per la sopravvivenza risultano vincitori e possono riprodursi con successo. Un´altra constatazione, la quarta, è che nelle popolazioni di ciascuna specie non ci sono due individui uguali. Persino due fratelli, persino due gemelli sono un po´ diversi tra loro. Non c´è dubbio: il mondo del vivente è caratterizzato da una enorme variabilità.
Ultima constatazione: gran parte della variabilità biologica è ereditaria. I caratteri si trasmettono di genitore in figlio, anche se con modificazioni.
Il che significa, seconda deduzione di Darwin, che il successo nella competizione per le risorse che si traduce poi in successo riproduttivo non è casuale: ma dipende almeno in parte dalla costituzione ereditaria degli individui che sopravvivono. Le condizioni ineguali di partenza nella competizione per le risorse costituiscono la base del processo naturale di selezione.
Nel lungo periodo ? terza e ultima deduzione di Darwin ? il processo di selezione naturale conduce a una graduale e continuo cambiamento delle popolazioni. Di generazione in generazione la selezione naturale determina l´evoluzione delle vecchie specie e la nascita di nuove specie.
Questo meccanismo che favorisce il successo riproduttivo degli organismi più adatti a un certo ambiente e che determina, nel tempo, l´evoluzione delle specie è piuttosto semplice, non è affatto casuale, ma non ha alcun fine. Non premia a caso, ma non indirizza l´evoluzione verso nessuna meta. Tanto meno verso una meta predefinita. È necessario, sia pure su base statistica, ma, direbbero i filosofi, non è teleologico.
L´aspetto interessante è che Darwin avanzò questa spiegazione senza conoscere né i processi che consentono l´ereditarietà dei caratteri genetici, né la fonte delle piccole modificazioni che consentono ai figli di essere almeno un po´ diversi dai genitori (e diversi tra di loro).
Nel corso di questi centocinquant´anni lo sviluppo della genetica ha consentito di chiarire sia gli uni che gli altri, fornendo una formidabile corroborazione alla spiegazione darwiniana. In particolare oggi sappiamo che la variabilità tra gli individui ha origine nelle mutazioni casuali del Dna. Ecco perché un quarto di secolo fa il francese Jacques Monod con efficace sintesi ha potuto dire che l´evoluzione del mondo biologico è determinata dal caso e dalla necessità.
Prima di Darwin, dopo Darwin e ancora oggi molti si chiedono: ma è mai possibile che l´enorme complessità del vivente che vediamo intorno a noi? L´ala di un uccello efficace per volare, l´occhio di un gatto efficace per vedere e addirittura il cervello di un uomo straordinario per pensare ? sono il frutto di questo meccanismo cieco? Non è possibile: l´ordine intelligente che vediamo intorno a noi deve essere il frutto di un disegno altrettanto intelligente.
Molti questo disegno intelligente lo hanno cercato in leggi naturali da scoprire o in leggi sovrannaturali: in Dio, appunto.
Telmo Pievani ha facile gioco nel dimostrare non solo che questa ricerca non è necessaria ? perché l´evoluzione biologica per selezione naturale, insieme ad altri meccanismi che non contraddicono l´impostazione darwiniana, spiega in maniera esauriente i fatti noti ? ma è stata del tutto infruttuosa. Non c´è alcun fatto noto che contraddica la teoria darwiniana. Non c´è alcun fatto noto che corrobori l´idea di una nuova legge naturale o addirittura soprannaturale per spiegare la complessità che vediamo nel vivente in alternativa alla teoria darwiniana.
L´attacco a Darwin esiste, ma da un punto di vista scientifico è un attacco del tutto spuntato. E proporre l´intelligent design per spiegare l´evoluzione biologica è un po´ come sostenere che la Terra non gira intorno al Sole, ma a una teiera cinese. Non ha alcun fondamento nei fatti noti, non c´è necessità alcuna di proporla ed è del tutto implausibile. Questa è la prima tesi di Pievani, che appartiene, come dicevamo, alla quasi totalità degli scienziati e dei metascienziati (storici e filosofi della scienza) che studiano l´evoluzione biologica.
Molti, invece, continuano a sottovalutare la seconda tesi del giovane filosofo della biologia. Che, cioè, l´attacco a Darwin sia l´avanguardia di un attacco più generale alla scienza, come cultura critica che non ha bisogno di tutele imposte dall´alto. C´è chi propone visioni assolute del mondo e mal sopporta una cultura naturalistica, fondata sullo scetticismo sistematico.
Molti, anche tra gli scienziati, non mostrano di vedere questo più vasto movimento antiscientifico che si estende in molti paesi del mondo, in molte aree culturali e in molte ambienti religiosi. Eppure, come sostiene Pievani, esso è reale. Ne abbiamo avuto prova negli Stati Uniti, dove è diventato il collante culturale della variegata maggioranza della popolazione che ha mandato George W. Bush per la seconda volta alla casa Bianca. Ma ne abbiamo avuto prova anche da noi, in Europa. Il contenuto vero del discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona non era affatto l´attacco all´Islam, ma il tentativo di negare alla scienza la sua autonomia inglobandola in una razionalità più vasta.
L´ultima tesi del giovane filosofo è che questo tipo di attacco più vasto e generale all´intera cultura scientifica non è affatto da sottovalutare. Ma è piuttosto pericoloso. In gioco c´è la nostra stessa libertà di decidere, sulla base di una razionalità critica, intorno a questioni fondamentali. Fondamentali come la vita e la morte.
Pubblicato su L’Unità il 9-1-07

Nessun commento: