lunedì 12 novembre 2007

Ma se esiste il supertopo perché non un supergatto?

Un gatto geneticamente modificato di quasi 14 chili e di una taglia di oltre un metro è una bella novità. Ma per l'ennesima volta la notizia è infondata, nonostante sia largamente circolata sui quotidiani e anche sui telegiornali il gatto geneticamente modificato per il momento è solo una fantasia. Eppure i media hanno riferito che per arrivare al risultato si è fatto uso dell'ingegneria genetica, perché solo così si poteva ottenere un animale da compagnia che assomigliasse più a un ghepardo che al micio che ospitate in casa. Ma il nuovo venuto, che si chiama Ashera, non è il frutto del duro lavoro di qualche genetista quanto semmai di tecniche di incrocio operate da un disinvolto imprenditore di cui la stampa internazionale si è lungamente occupata in passato, tal Simon Brodie. Ashera non sarebbe nient'altro che un incrocio tra due distinte linee di gatti selvatici – quello africano e quello del Bengala – con un gatto domestico, anzi c'è qualcuno che sostiene che non c'è nulla di nuovo sotto il sole perché un simile incrocio è stato già realizzato in passato dando vita alla razza Savannah, che ha una impressionante somiglianza con Ashera. A questo punto si direbbe che non ci troviamo di fronte ad un exploit dell'ingegneria genetica, piuttosto al gatto più caro del pianeta, infatti un simile esemplare costa dai 22.000 ai 27.000 dollari. Simon Brodie è un press agent di grande talento, ma come imprenditore non ha mai avuto lo stesso successo. Nel dicembre del 2001 c'è la clonazione del gatto domestico e Brodie fiuta l'affare: una linea di gatti "taylored", ovvero animali da compagnia costruiti con l'ingegneria genetica per soddisfare particolari necessità domestiche. Quando si trasferisce negli Stati Uniti firma un accordo con un'azienda del Colorado, la Transgenic Pets, impegnandosi ad investire 2,5 milioni di dollari. L'idea è di produrre gatti che non provochino allergie tra i loro proprietari, ma i soldi non arriveranno mai e la Transgenic Pets porta Brodie in tribunale. La sentenza, ovviamente, darà ragione all'azienda del Colorado ma il disinvolto imprenditore continua dritto per la sua strada e infatti nel 2004 convoca una conferenza stampa in cui dichiara di aver prodotto un gatto "anallergico". Come sia arrivato al risultato non è chiaro, molti sostengono che si è limitato ad incrociare naturalmente razze che hanno una bassa allergenicità. Nel frattempo Brodie ha dato vita o acquistato partecipazioni in una mezza dozzina di società inseguendo affari sempre più improbabili. Nel 2006 si aggiudica la copertina del Time che nomina il gatto anallergico fra le migliori invenzioni dell'anno. Di ingegneria genetica, ovviamente, neanche si parla ma lo scienziato-stregone è molto lesto nel propagandare risultati che vorrebbe ottenere ma che non arriveranno mai: l'ultima trovata, come riferiscono Nature e New Scientist, sarebbe di utilizzare gli Rna da interferenza per silenziare i geni che scatenano allergie. E poi ecco qui che arriva il supergatto. Certo che se si parlasse meno di “scienza spazzatura” e si facesse un pochino di più per aiutare la ricerca… Quella vera, che salva le vite e sulla quale i ricercatori sudano giorno dopo giorno. Io mi sentirei un po’ meglio, e credo anche la nostra società! Fonte: Darwinweb

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