domenica 1 aprile 2007

Forbici molecolari

Si tratta – stando a quanto dichiarato dai ricercatori – del primo esempio noto di una macchina molecolare capace di manipolare le molecole con l’aiuto della luce.
“Il dispositivo misura solo tre nanometri in lunghezza ed è abbastanza piccolo di poter essere utilizzato per far arrivare farmaci alle cellule o per manipolare geni e altre strutture biologiche: chimici e biochimici potrebbero per esempio utilizzarlo per controllare in modo preciso l’attività delle proteine”, ha spiegato Takuzo Aida, docente di chimica e biotecnologie dell'Università di Tokyo, all’annuale convegno dell'American Chemical Society.
Le forbici molecolari sfruttano la fotoreattività di alcuni gruppi chimici che si ripiegano o si estendono in funzione della lunghezza d’onda della radiazione che arriva a incidere su di essi. Proprio come quelle di dimensioni macroscopiche, le forbici molecolari sono formate da un’impugnatura, da un perno e da un paio di lame. La parte che fa da perno è costituita da una struttura a due strati costituita da ferrocene chirale un composto “a sandwich” costituito da un atomo di ferro tra due anelli ciclopentadienilici. A produrre il moto sono due molecole di azobenzene, che non solo hanno la proprietà di poter assorbire la luce, ma si trovano in due forme isomeriche, una corta e una più lunga. Dopo l’esposizione dalla luce ultravioletta, la forma lunga è convertita il quella corta. Il processo inverso è invece indotto dall’esposizione alla luce visibile.
Fonte: Le Scienze 26-03-07

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