domenica 23 settembre 2007

Non chiamateli "chimera"

“Embrioni-chimera”!
Un termine che non può che suscitare stupore, diffidenza, se non orrore, con il quale i media hanno bombardato l’opinione pubblica. Sembra che gli scienziati non sapendo più come giocare in laboratorio si sono inventati questo nuovo mostro biologico da testare. Ma la vera notizia quale è?
La notizia è che l’autorità britannica per la regolamentazione della ricerca sulla fecondazione e l’embriologia (Hfea), dopo aver avuto da parte di due gruppi di ricerca inglesi (uno del Kings College di Londra ed uno dell’università di Newcastle) la richiesta di poter creare embrioni ibridi per la ricerca sulle staminali, ha ora dichiarato di essere favorevole a tale sperimentazione ed essere pronta ad esaminare le due richieste. L’approvazione da parte della Hfea è avvenuta dopo una vasta consultazione popolare, da cui risulta che il 61% dei consultati è a favore della nuova tecnica e solo il 24% è contrario. Non si può certo dire che l’Hfea abbia preso la decisione con leggerezza, anzi ha dato un bel esempio di democratizzazione.
Un altro punto fondamentale della questione è il termine “embrione chimera”, perché in realtà di chimera non si tratta. In ambito biologico una chimera è un animale, o un uomo, che contiene cellule di un altro animale o uomo. A questo punto penso che la maggior parte degli italiani si stupirebbe sapendo che una persona che ha subito una trasfusione di sangue, o un trapianto d’organo, possa essere considerato una chimera. Un mostro? No, il risultato, ovviamente innocuo, di tecniche mediche oramai approvate da tutto il mondo che salvano la vita. Un embrione chimera sarebbe quindi il risultato dell’introduzione di cellule animali in un embrione umano, o viceversa. Ma non è questo l’oggetto di studio in questione, l’Hfea ha approvato l’utilizzo di “embrioni ibridi”: creati con l’introduzione di un nucleo di cellula somatica umana nel citoplasma di un uovo di mammifero, precedentemente enucleato. Si ha così un embrione con il 99% di Dna nucleare umano e meno del 1% di Dna mitocondriale (Dna che non contribuisce al patrimonio genetico) di animale. Il termine esatto è “cibridi” dall’inglese “cybrids” (cytoplasmic hybrids). Nessun mix quindi tra Dna umano e Dna animale, nessuna chimera, e soprattutto nessuna possibilità che l’embrione cibrido possa svilupparsi in un organismo. Si tratta semplicemente di una nuova tecnica per poter produrre cellule staminali embrionali che potrebbero dare un input fondamentale per lo sviluppo di terapie per malattie oggi inguaribili.
Per la consultazione pubblica l’Hfea ha fornito ai cittadini un opuscolo che spiega in maniera semplice ed impeccabile l’argomento scientifico, lo stato dell’arte delle ricerche in Gran Bretagna e nel resto del mondo, le problematiche legislative, etiche, i pro e i contro… con alla fine il questionario a cui rispondere. Giustamente gli inglesi hanno pensato che per far rispondere i cittadini alle domande bisognasse fornirli di strumenti validi e comprensibili. Il materiale fornito è veramente di ottima qualità e sono stupita del fatto che nessuno della comunità scientifica italiana abbia pensato di tradurlo e divulgarlo. Basterebbe cosi poco per esporre i fatti in maniera oggettiva e per rispondere a quei tanti punti interrogativi che i cittadini europei si pongono, punti che non possono essere certo risolti leggendo i giornali o ascoltando radio e Tv.
La cosa migliore forse è far sapere alla gente che questo materiale, insieme a tutte le altre informazioni riguardo alla consultazione, si trova sul sito dell’Hfea e che per chi ne ha voglia basta un attimo per scaricarlo e leggerlo (ovviamente in inglese).
Dove trovare il materiale: http://www.hfea.gov.uk/en/1517.html

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