mercoledì 30 maggio 2007

Bachelite, nylon, Moplen: cent´anni di plastica

La plastica compie cento anni. Il materiale gode ottima salute e un´immagine non proprio brillante. La plastica ha avuto e ha un successo strepitoso. È infatti dappertutto: nelle nostre case, nelle nostre auto, nei giocattoli dei nostri figli, persino dentro il nostro corpo. Ma non mai ha superato la barriera della diffidenza: da molti è considerata algida, bugiarda, innaturale, antipatica. Tanto che quando di una persona si vuole dire che è vuota e senz´anima si dice, semplicemente, che è di plastica.
Questa strana storia, la storia della plastica, inizia dunque un secolo fa, nel 1907, quando il chimico belga Leo Baekeland iniziò a sviluppare un nuovo materiale - la polissi-metilen-glicolanidride, un polimero frutto di una reazione chimica tra fenoli e formaldeide, ben presto noto come bakelite - capace di essere lavorato in tante forme. E che a partire dal 1910, quando negli Stati Uniti fu fondata la General Bakelite Company, assunse la forma di radio, telefoni, vasi, vassoi, posacenere, penne, calami, calotte di accensione per le prime automobili. Di oggetti quotidiani e di largo consumo. Da allora la plastica è diventa uno dei simboli dei consumi di massa. Capace di gareggiare con il legno, i vetri, i metalli, le pietre, le ceramiche nella ricostruzione umana del mondo.
In realtà non esiste la plastica. Ma esistono diversi materiali plastici, con le più diverse caratteristiche chimiche. Li accomuna il fatto che le plastiche sono costituite di polimeri, ovvero da molecole lunghe come catene, i cui anelli sono altrettante unità chimiche. In natura esistono molti polimeri. Non tutti sono plastici, ovvero così malleabili da poter assumere la forma da noi voluta. Il primo polimero naturale trasformato in plastica è stata la cellulosa, che già negli anni ‘60 del XIX secolo fu trasformato in nitrato di cellulosa e celluloide.
Quello che fece Leo Baekeland fu di sintetizzare un polimero che non esisteva in natura e, quindi, di proporre il primo materiale interamente artificiale. Per questo possiamo considerare il 1907 l´anno di svolta nella storia delle materie plastiche. Anche se è solo venti anni dopo che le plastiche si impongono sui mercati di tutto il mondo con un´offerta senza precedenti di nuovi materiali. È nel 1927, infatti, che inizia a essere prodotto il polivinilcloruro (Pvc): un bel materiale solido, che ancora oggi utilizziamo come bottiglie e flaconi o al posto del legno per porte e finestre. È nel 1930 che inizia la produzione del polistirene, il materiale dei piatti e dei bicchieri «di plastica». È nel 1933 che viene prodotto il polietilene, quello dei sacchetti «di plastica». Ancora negli anni ‘30 vengono prodotti il polimetilmetacrilato (quella delle lenti a contatto) e, infine, il nylon: che ha accompagnato, dopo la guerra, la rivoluzione dell´abbigliamento e dei costumi.
L´Italia ha dato un formidabile contributo alla storia della plastica, grazie soprattutto a Giulio Natta che negli anni ‘50 mette a punto speciali catalizzatori da cui ottiene poi il polipropilene: una plastica dura ma anche «inconfondibile, leggera, resistente» nota a Gino Bramieri e al grande pubblico di Carosello come Moplen. Grazie alle intuizioni di quel grande chimico e a un´industria ancora capace di valorizzarle, il nostro paese ha detenuto per decenni il monopolio mondiale di una delle plastiche più diffuse sul pianeta.
Oggi, tuttavia, il grande periodo dell´innovazione nelle plastiche di base e a larga diffusione si è pressocché concluso. La ricerca è da molti anni rivolta soprattutto alle plastiche speciali. Che assolvano a funzioni speciali. Capaci di resistere a condizioni eccezionali: di temperatura, pressione, sforzo. O in quell´ambiente estremo che è il corpo umano: sono di plastica molte delle protesi, micro e macro, usate in chirurgia. E poi le plastiche intelligenti, biodegradabili, conduttrici. I cristalli liquidi (polimerici). Da qualche tempo la ricerca è sempre più impegnata nelle cosiddette nanodimensioni. E tra le nuove nanotecnologie vi sono quelle che riguardano anche le plastiche e i materiali compositi in cui sono presenti le plastiche. Davvero non basterebbe questa intera pagina anche solo per elencare tutte le plastiche esistenti e tutte le funzioni speciali cui sono chiamate ad assolvere. E per dimostrare che le plastiche sono tutt´altro che algide e senz´anima.
Non c´è dubbio, il primo sistema di materiali inventato dall´uomo ha superato la prova, ha avuto successo e, in soli cento anni, è riuscito a diventare competitivo con i materiali messi a punto dalla natura. Tuttavia non mancano i problemi. Che derivano dal successo stesso delle plastiche e dalla nostra incapacità di usare con saggezza quest´invenzione. Il principale di questi problemi è l´impatto che le plastiche abbandonate hanno sull´ambiente. Nei giorni scorsi è tornata di attualità la notizia che nel bel mezzo del Pacifico, per una congiura di correnti, si estende un´immensa area di plastiche flottanti. Un oceano di plastica. E, sempre nei giorni scorsi, abbiamo appreso che l´Unione Europea ha messo al bando i sacchetti di polietilene, che a partire dal 2010 dovranno essere sostituiti da materiali biodegradabili. Ivi incluse le plastiche. Perché oggi questa è la sfida che si propone a tutti i materiali: limitare l´impatto umano sull´ambiente.
di Pietro Greco
su L'Unità 28-05-07

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